La tecnologia costituisce una grandiosa opportunità di crescita e di scoperta per l’intera umanità, senza alcuna distinzione di genere. Riconoscere il fondamentale contributo delle donne nella scienza e nella tecnologia rappresenta per noi un impegno che continueremo a portare avanti ogni giorno. Per questa ragione oggi celebriamo la “Giornata mondiale delle donne nella scienza” con le testimonianze di alcune protagoniste della factory digitale di Synesthesia e di SYX.
“Direi che la ragione che mi ha spinto a intraprendere questa carriera sia stata la possibilità di creare, quasi per magia, elementi su una pagina bianca”. (Federica Vacca, Digital Factory Team)
“L’evoluzione alla quale stiamo assistendo e la varietà di specializzazioni che questo settore può offrire rappresentano le ragioni che mi hanno spinta a intraprendere questo percorso”. (Giusy Galazzo, Digital Factory Team)
“La passione per la tecnologia e la curiosità di scoprire in che modo influenzi la nostra vita sono state ragioni determinanti della mia scelta professionale”. (Lara Marcellin, Project Management Team)
“Ho lavorato in contesti dove la differenza di genere era evidente, questo ha rappresentato una sfida e uno stimolo per la mia crescita professionale”. (Milena Mongioj, Project Management Team)
“La mia scelta è legata a un ricordo d’infanzia: il Packard Bell con Windows 98 che la mia famiglia comprò quando avevo appena 4 anni. Fu amore a prima vista!”. (Giada Barbero, Digital Factory Team)
“Dalla prima riga di codice che ho scritto ho capito che quello sarebbe stato il mio futuro e così ho seguito questo amore fino a farlo diventare realtà”. (Giorgia De Andreis, Digital Factory Team)
“Ho preso questa scelta professionale perché sono interessata al nostro futuro che sarà sempre più connesso allo sviluppo tecnologico e all’innovazione digitale”. (Maria Tacconi, Digital Factory Team)
“Sono sempre stata affascinata dai numeri e dalla logica. Ho capito che nello STEM non è importante solo la componente razionale, ma è fondamentale anche la creatività”. (Francesca Mondelli, Digital Factory Team)
Continuate a seguirci per scoprire le prossime storie di donne che stanno cambiando il mondo. Noi continueremo a raccontarvi le loro visioni e i loro sogni perché crediamo che un mondo STEM più inclusivo e senza differenza di genere sia possibile.
Girls Tech ha intervistato Alessandra Dorigo, Assessore alle Pari Opportunità della città di Rivoli. Interessanti spunti di riflessione che riguardano l’impegno della politica nella lotta al gender gap in ambito STEM e sociale sono emersi durante questo incontro.
L’11 febbraio è la giornata mondiale delle donne nella scienza. Assessore, in quale misura la scienza e l’uguaglianza di genere sono importanti per la crescita e lo sviluppo della società?
“La scienza ha da sempre svolto un ruolo fondamentale per il progresso e per il benessere della società. La donna negli ultimi decenni ha avuto un accesso più agevolato all’istruzione, basti pensare che il 60% delle persone laureate attualmente è di sesso femminile. È cresciuto, inoltre, l’interesse in ambito STEM. Il grande vantaggio di questo crescente fenomeno è quello di poter avere una seconda opinione, un secondo punto di vista, che prima non era mai stato preso in considerazione. Oggi, quindi, abbiamo la possibilità di avere un approccio più pratico alle scoperte scientifiche della società”.
Negli ultimi anni molti sforzi sono stati fatti per far fronte alla disuguaglianza sociale a favore dell’inclusività in ambito STEM. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, basti pensare che a oggi le donne sono meno del 30% dei ricercatori in tutto il mondo. In Italia, secondo i dati Eurostat siamo solamente al 23° posto con il 35% circa di donne scienziate e ingegneri. Quali sono a suo avviso i pregiudizi ancora da abbattere?
“In una società in cui le donne hanno possibilità di accedere all’istruzione – e bisogna ricordarsi che non è così ovunque – abbiamo assistito a un aumento di interesse nell’ambito scientifico. Il pregiudizio va ricercato nella nostra struttura sociale quando si afferma che una professionista deve scegliere tra famiglia e carriera. Spesso si pensa che i figli potrebbero essere un peso per la donna, invece sono un plus, un bagaglio di esperienze. Bisognerebbe sempre prendere in considerazione le capacità piuttosto che il “peso” della famiglia e dei figli. Una donna lavoratrice è una donna che può avere una famiglia, se lo desidera, senza che ciò influisca in alcun modo negativamente sul suo percorso lavorativo”.
Quali sono le vie più efficaci da percorrere per favorire l’inclusività di genere? Da dove bisogna partire?
“A mio avviso, bisogna partire da tre temi principali: istruzione, sostegno alle famiglie e modelli positivi a cui le nuove generazioni possano ispirarsi. È importante dare la possibilità alle famiglie di sostenere i propri figli nell’istruzione, questo vale ovviamente sia per i maschi che per le femmine. È essenziale, inoltre, educare i figli a essere autonomi in base alle proprie esigenze. E, infine, penso che sia fondamentale fornire dei modelli positivi che riguardano la presenza femminile in ogni ambito della società soprattutto in quello scientifico, invogliando così le nuove generazioni a eguagliare e promuovere questi modelli”.
Assessore, il presente ci pone, dunque, sfide complicate da affrontare. In questa battaglia che ruolo svolge la politica?
“La politica svolge un ruolo molto importante in quanto raccoglie le richieste dei cittadini e può utilizzarle per stimolare il tessuto sociale. Parlando di Rivoli, il mio territorio, la prossima settimana si costituirà la “consulta delle donne” che raggrupperà figure di diverse professionalità incaricate di raccogliere i bisogni reali dei cittadini. Come assessore alle pari opportunità sto cercando di portare avanti diversi progetti come la prevenzione, la lotta alla violenza di genere e il tema dell’istruzione”.
Come se lo immagina il futuro?
“Senza quote rose. È una provocazione. Questo non vuol dire che le donne non devono essere rappresentate, anzi, ma vuol dire che la donna non deve essere una “quota rosa”. Non devono esserci differenze: le donne, esattamente come gli uomini, devono essere premiate in base alle proprie esperienze”.
Le andrebbe di lanciare un messaggio alle future generazioni?
“Il messaggio si riassume in 4 punti: studio, viaggio, tradizioni e impegno nel sociale. Lo studio è fondamentale per cercare di capire gli sbagli del passato ed evitare di rifarli nel futuro. È importante conoscere la cultura e il nostro territorio scoprendo le tradizioni locali. Per quanto riguarda l’impegno sociale è difficile oggi coinvolgere i più giovani, nonostante il volontariato giochi un ruolo fondamentale nella nostra società. Un sorriso di una persona aiutata può sicuramente ricambiare tutto il tempo dedicato agli altri”.
Alessandra (quindi anche fuori dal suo ruolo istituzionale), se avesse la bacchetta magica, che tutto permette di fare senza fatiche e senza limiti, cosa farebbe? Ci dice 3 cose che farebbe subito senza neanche pensarci tanto? (non solo a livello locale)
“Tutti sicuramente desideriamo in primis uscire presto dalla pandemia. Un desiderio lo spenderei sul tema del lavoro declinato per i più giovani. Il mio secondo desiderio è sulla sicurezza intesa come difesa nei confronti delle donne, arginando gli episodi di femminicidio, drammaticamente aumentati con la pandemia. Utilizzerei infine l’ultimo desiderio per il rilancio economico sul tema della cultura e delle eccellenze italiane con uno sguardo importante rivolto all’ambiente”.
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Oggi faremo un salto nelle stanze del più importante laboratorio al mondo di ricerca nucleare, il CERN di Ginevra, per raccontare la storia della sua prima Direttrice Generale donna: la fisica italiana Fabiola Gianotti.
Fisica “per caso”
Fabiola Gianotti nasce a Roma nel 1960. La sua passione per le materie scientifiche, in particolare per la fisica, prende forma quasi per caso, all’Università degli Studi di Milano.
La Gianotti, infatti, in gioventù frequenta il liceo classico e consegue il diploma di pianoforte al Conservatorio: percorsi apparentemente molto distanti da quella che sarà poi la carriera che la condurrà a diventare una delle donne più influenti al mondo.
La scelta di conseguire la laurea in fisica presso l’università di Milano nasce dalla curiosità di “scoprire come sono fatte le cose”. Secondo la sua visione “la conoscenza è connaturata allo spirito umano, come la bellezza di un’opera d’arte. Fa parte di noi porci delle domande, cercare le risposte e condividerle con gli altri” (intervista per Repubblica, aprile 2016).
Spinta da questi ideali di conoscenza decide di continuare i suoi studi conseguendo il dottorato di ricerca in fisica sub-nucleare e vincendo una borsa di studio biennale bandita dal CERN di Ginevra. A seguito di questa esperienza viene assunta definitivamente come ricercatrice del Dipartimento di fisica per poi essere eletta, nel 2014, Direttrice Generale dell’Organizzazione Europea per la ricerca nucleare (CERN): la prima donna a ricoprire un simile incarico.
Il contributo di Fabiola Gianotti alla scoperta del bosone di Higgs
Nel corso della sua carriera professionale la ricercatrice italiana ha partecipato a importanti progetti, uno fra tutti l’esperimento “Atlas”, del quale è stata coordinatrice internazionale dal 2009 al 2013, noto per aver fornito i dati che portarono alla scoperta da Nobel del bosone di Higgs.
“Il bosone di Higgs è una particella molto speciale: potrebbe essere una porta verso una nuova fisica“, aveva dichiarato entusiasta all’Ansa la Gianotti aggiungendo: “in questo momento così entusiasmante per la fisica, essere a capo del CERN è un lavoro bellissimo […] una collaborazione internazionale fatta di ricercatori di tutto il mondo, all’insegna della pace”.
Nel 2012 il celebre settimanale americano “Time” le ha dedicato la copertina, inserendola anche come quinta in classifica nella lista “Personality of the year” e nel 2017 è entrata a far parte della Top 100 delle donne più potenti al mondo stilata da Forbes.
Contro il gender gap tecnologico
Il percorso di Fabiola Gianotti ci insegna che il successo e i grandi traguardi si raggiungono solamente con tanta determinazione, passione e curiosità. La storia della fisica e delle grandi scoperte è fatta di vicende come quella che vi abbiamo appena raccontato, in grado d’ispirare tutte quelle donne desiderose di coltivare le proprie passioni in ambito STEM.
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A volte, riconoscersi in un personaggio di un videogioco può aiutare a trovare un valido sostegno per poter esprimere la propria personalità. Questo accade molto di frequente nei più giovani. In passato molte rappresentazioni femminili che ci sono state proposte erano troppo spesso condizionate da pregiudizi. Oggi le cose sono cambiate. Sembra essere ormai lontano e sorpassato lo stereotipo della principessa in pericolo da salvare.
Il mondo del gaming sta cambiando e con esso anche la figura femminile.
Le donne sono diventate finalmente le protagoniste indiscusse di avventure memorabili per gli amanti dei videogiochi di tutto il mondo. Dietro questo cambio di paradigma e di narrazione negli ultimi anni troviamo anche una crescita esponenziale della presenza femminile all’interno del mercato dei videogiochi rispetto al passato. Stando al recente rapporto pubblicato da IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association), oggi i giocatori di sesso maschile rappresentano solo il 53% rispetto a quelli di sesso femminile con il 47% del totale. l report “Gaming e eSport in Italia” pubblicato da Nielsen Sports & Entertainment per Intel ha evidenziato, inoltre, che il 43% dei fan di eSport appartiene al genere femminile.
Numeri importanti che testimoniano un cambiamento epocale. Siamo andati a esplorare la recente storia dei videogiochi per capire bene alcune dinamiche di questa evoluzione. Partendo da Ms. Pac-Man, icona femminile dei videogiochi che ha segnato intere generazioni di giocatori, per arrivare a Maxine Caufield, protagonista di Life is Strange.
Ms. Pac-Man: la versione “super” di Pac-Man
Ms. Pac Man è la protagonista del secondo titolo della serie Pac-Man. Nato nel 1981 il videogioco è considerato uno dei più popolari “cabinati” di quegli anni. La trama è piuttosto “rivoluzionaria”: assistiamo probabilmente per la prima volta a un vero e proprio ribaltamento di prospettiva rispetto alle narrazioni tradizionali dove a essere salvata era sempre una donna. In questo caso infatti sarà la signora Pac-Man a salvare il proprio compagno.
Ms. Pac-Man è stata acclamata dalla critica per i suoi notevoli miglioramenti al gameplay originale a tal punto da diventare “superiore” alla sua versione precedente, al maschile.
Ellie: la forza dell’empatia e della solidarietà
Ellie è la co-protagonista della serie The Last of Us(2013), creata e sviluppata da Naughty Dog. Non stiamo parlando di un personaggio con particolari abilità soprannaturali. Si tratta di una giovane ragazza che si trova a vivere in un contesto particolarmente difficile: il racconto si svolge in un’America devastata da un’epidemia che ha causato la mutazione di milioni di persone in esseri non senzienti e ostili. Ellie è un personaggio particolarmente empatico, che ha il merito di trasformare l’intera avventura in una storia dalle emozioni uniche.
Nonostante le numerose avversità e la violenza della guerra, la giovane protagonista riuscirà a conservare la sua “umanità” aiutando Joel un cinico compagno di avventura nella lotta per la sopravvivenza.
Madeline: come conoscere se stessi attraverso il gaming
Il prossimo personaggio femminile che andremo a scoprire è Madeline, protagonista di Celeste (2018), il videogioco indie sviluppato da Matt Thorson e Noel Berry, in collaborazione con lo studio brasiliano MiniBoss. La storia del gioco narra le vicende avventurose di una ragazza che, nel tentativo di ritrovare se stessa e superare la sua depressione, decide di scalare la montagna Celeste, situata nel Canada Occidentale. Nel corso della scalata si susseguiranno incontri inaspettati e misteriosi eventi che segneranno l’evoluzione del nostro personaggio. Madeline sarà, infatti, chiamata a incontrare la “parte oscura di se stessa” che tenterà più volte di ostacolarla. Nonostante le cadute e le avversità imparerà a governare le sue ansie e paure.
Edith Finch Jr.: le storie e i ricordi dopo la morte
Edith Finch Jr. è uno dei protagonisti del videogioco sviluppato da Giant Sparrow e pubblicato da Annapurna Pictures, dal nome “What remains of Edith Finch” (2017). La trama racconta le vicende della sventurata famiglia Finch i cui membri sono destinati a morte certa, a causa di una misteriosa sorte avversa. Anche la giovane Edith muore di parto a soli diciassette anni, lasciando al figlio un diario in cui sono raccolti i segreti della famiglia. Il videogioco si struttura attorno al tema della morte, ma affrontato da una prospettiva nuova, onirica. Non si concentra mai, infatti, sulla narrazione dell’evento morte fine a se stesso, ma piuttosto si focalizza costantemente su come hanno vissuto i personaggi, sulle loro aspirazioni e su cosa hanno lasciato ai posteri. Da qui il titolo “cosa resta di Edith Finch”.
Maxine Caufield: come giocare con il tempo
Meglio conosciuta come Max è il personaggio di Life is Strange (2015), l’avventura grafica a episodi sviluppata da Dontnod Entertainment e pubblicata da Square Enix. La nostra protagonista è un’aspirante fotografa che frequenta la Blackwell Academy. Qui scopre improvvisamente di possedere il super potere di viaggiare indietro nel tempo dopo che una sua cara amica, Chloe Price, è stata uccisa. Nel corso del gioco i super poteri di Max saranno messi alla prova, nel momento in cui dovrà salvare l’intera città di Arcadia Bay da una tempesta in arrivo.
In conclusione…
I videogiochi hanno molto da insegnarci. Ci spingono a viaggiare lontano con la fantasia, ma anche a riconoscere se stessi e a superare le proprie insicurezze. Ci fanno scoprire che in fondo le nostre emozioni e i nostri desideri sono “universali”, che non siamo isolati dal resto del mondo. Ci fanno capire che siamo tutti più “umani” e che in fondo apparteniamo a un grande universo videoludico che abbraccia sfera femminile e maschile. Il cambio di prospettiva che abbiamo riscontrato nel corso di questo piccolo viaggio sta a testimoniare non solo che il ruolo delle donne nei videogiochi è mutato nel corso degli anni, ma anche che questo cambiamento ha spinto le industrie dei videogiochi a rivolgere maggiormente la propria attenzione sulla sfera “psicologica”.
Siamo tutti più “umani”. E le donne questo lo sanno bene.
Con la collaborazione di Marco Mazzaglia (Video Game Evangelist di Synesthesia) e Valeria Bonicelli(Stagista divisione Comunicazione di Synesthesia).
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